Butterfly by Hamilton Laurell Kaye

Butterfly by Hamilton Laurell Kaye

autore:Hamilton, Laurell Kaye [Hamilton, Laurell Kaye]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Ro
ISBN: 9788850222650
editore: Nord
pubblicato: 2009-01-14T23:00:00+00:00


CAPITOLO 35

Edward mi lasciò guidare l'Hummer fino all'ospedale e intanto rimase al ranch ad aspettare la strega, che era un'amica di Donna. Avrebbe recitato la parte di Ted e l'avrebbe accompagnata a esaminare la scena del crimine.

Persino io ero stata introdotta alle indagini di polizia in maniera più gentile.

Intanto Olaf rimase a comunicare coi cadaveri, cosa che mi stava benissimo. Non volevo certo trovarmi sola con lui, senza Edward come chaperon, in un'auto o in qualsiasi spazio ristretto, anche se probabilmente la polizia e i federali sarebbero stati felici di affidarmelo. In sostanza, pur avendo minori conoscenze di me in fatto di magia, aveva semplicemente confermato la mia supposizione che l'assassino non aveva abbandonato volutamente i suoi trofei. Non sapeva perché il mostro se ne fosse andato.

Ero l'unica a proporne una spiegazione plausibile, e persino io ne sarei stata confortata se la wiccan l'avesse confermata. Altrimenti ci saremmo trovati a corto di supposizioni.

A dire il vero, quasi nessuno aveva voluto accompagnarmi. Franklin mi giudicava pazza. Intendevo forse dire che i superstiti erano morti viventi?

Bradley non aveva voluto cedere a Franklin la direzione delle indagini neppure temporaneamente. Quanto a Marks, pensava a sua volta che fossi pazza da legare e non voleva lasciare la scena del crimine ai federali. Alla fine, Ramirez e un agente in uniforme mi seguirono con un'auto della polizia priva di contrassegni.

In verità non credevo che la polizia potesse trovare il mostro; come dimostrava l'assenza di tracce, questi sapeva volare o smaterializzarsi. Nessuna battuta e nessuna mappa sarebbero servite a scovarlo. Ecco perché mi sentivo libera di recarmi all'ospedale.

Un'altra ragione per andare ad Albuquerque era un brujo, uno stregone di cui Edward mi aveva procurato il nome, Donna lo aveva rivelato a «Ted» alla stessa condizione che era stata imposta a lei, cioè che non lo si esponesse a nessun pericolo. L'amica che le aveva fornito l'informazione non voleva che lo stregone se la prendesse con lei, anche perché, in cambio di denaro, gettava incantesimi malvagi persino per favorire vendette personali. Dimostrare in tribunale che si era servito di autentica magia a scopi nefasti avrebbe significato inevitabilmente e irrevocabilmente la pena di morte. Si chiamava Nicandro Baco e pareva che fosse un negromante. Se lo fosse stato davvero, sarebbe stato il primo che avessi mai incontrato, a parte me stessa. L'amica di Donna aveva inoltre raccomandato di guardarsi da lui, in quanto era molto più pericoloso di quanto sembrasse. Insomma era proprio ciò di cui avevo bisogno: un negromante bastardo. Be', se avesse fatto lo stronzo con me, avremmo scoperto chi fosse il pesce più grosso.

Risentimento oppure eccessiva fiducia da parte mia? Lo avremmo appurato.

Ah, dimenticavo che Bernardo era seduto accanto a me; aveva agganciato la cintura di sicurezza soltanto perché avevo insistito e si era talmente afflosciato sul sedile del passeggero da averla intorno al collo. Aveva il bel viso tremendamente corrucciato e le braccia incrociate sul petto; penso che avrebbe incrociato anche le gambe, se avesse avuto abbastanza spazio. Evocava appellativi tipo «chiuso in se stesso» oppure «immusonito».



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